28 luglio 2013 In memoria di tutti i caduti. In anteprima la croce in posa sul Monte Rosso (Roteck). Il Gruppo Alpini Onigo parteciperà alla cerimonia della posa di una croce sul monte Rosso,Comelico Superiore, in onore di tutti i caduti della prima guerra, Italiani e Austriaci, fortemente voluta dal nostro socio e scrittore Italo Zandonella Callegher. I gruppi o gli alpini singoli che volessero partecipare sono pregati di consultare direttamente l’alpino Zandonella anche attraverso la mail Di seguito le notizie utili per il viaggio e la cerimonia.
-Da Onigo al Passo di Monte Croce Comelico ci vogliono 2 ore di auto.
LE BATTAGLIE SUL MONTE ROSSO-ROTECK 4 agosto 1915 e 6 settembre 1915
Alcune note a margine della posa di una Croce di legno sulla vetta del Monte Rosso è d’obbligo. Innanzitutto perché una Croce? Perché non si messa prima? Chi ricorda? Alpini o Fanti? Rispondo subito alle domande partendo dalle ultime per alleggerire le attese. Ricorda tutti i Caduti, di tutti i Corpi, italiani e austro-ungarici, e anche tedeschi, bosniaci, ungheresi, prigionieri russi, ecc… Non si è messa prima perché tutta la faccenda è passata vergognosamente “in batteria”, dimenticata, snobbata, addirittura ridicolizzata. È venuta a galla durante le ricerche per il libro La ragazza del mulo e quindi fatta conoscere. Si è deciso di porre una semplice Croce di legno (e non un cippo, per esempio), senza fronzoli e senza frasi retoriche che oggi non troverebbero accoglienza. Ci sarà una semplice targa bilingue ai piedi del simbolo, posato questo, su basamento di rocce vulcaniche del luogo.
Cos’è successo sul Roteck quasi cento anni fa?
Tenterò di spiegare in poche righe quanto è accaduto nelle due battaglie del 4 agosto 1915 e del 6 settembre 1915. Il Roteck, cocuzzolo che pare insignificante, sta in una posizione dominante ed era allora in pieno territorio austriaco, quindi occupato da soldati austro-ungarici. Prenderlo significava togliersi una grossa spina nel fianco perché da lassù gli austriaci potevano spiare tutte le posizioni italiane dei Frugnoni, del Quaternà, della Vallorèra, di Monte Croce, di Forcella Popèra e, cosa ancor più grave, potevano bombardare Pàdola e Dosoledo di Comélico. Bisognava conquistarlo a tutti i costi. Per farlo bisognava scendere dal Quaternà fino al Rio di Confine (il torrente Pàdola presso Nemes), traversare la vallata di Nemes e risalire i fianchi meridionali del Roteck fino alla vetta, in un ambiente completamente scoperto, senza un albero, senza un masso dietro cui nascondersi, senza nessuna protezione. Monte Rosso Roteck ( La battaglia del 4 Agosto 1915)
Il primo attacco ebbe inizio alle ore 2 del 4 agosto sotto un vento micidiale, con il torrente in piena, in un ambiente da inferno dantesco. I nostri riuscirono, chissà come, a giungere d’improvviso fino in cima, occuparono le trincee e i baraccamenti e resistettero agli austriaci, nel frattempo aiutati da rinforzi giunti da un loro vicino baraccamento, per otto ore. I soldati, tutti fanti del 92° Brigata Basilicata, perso il loro comandante non sapevano più cosa fare. Infine un gruppo di loro fu colpito da una granata austriaca che ne decimò un centinaio. A questo punto ci fu la ritirata, la disfatta completa. Rimasero sul campo, fra le rocce e la neve, oltre 500 soldati italiani fra morti e feriti gravi. Monte Rosso Roteck (la battaglia del 6 settembre 1915)
Come non bastasse questa lezione giunse, il 6 settembre 1915, l’ordine di ripetere l’operazione. MONTE_ROSSO-ROTECK,_la_battaglia_del_6_settembre_1915_ Questa volta con forze maggiori formate da fanti del 91° e 92° Brigata Basilicata e della Brigata Marche, contro Landsturm, Standschützen, Bavaresi e soldati dei Btg. Sillian, Silz e Innsbruck. In sostanza 33 batterie italiane contro 19 compagnie austro-ungariche. La vittoria sembrava certa. Ma non si era tenuto conto della conformazione del terreno: chi era in alto (come gli austriaci) poteva vincere anche se le forze italiane fossero state 10 contro uno. Fu una disfatta memorabile. 1270 italiani restarono sul campo in meno di tre ore. Pochi i morti austriaci. Questi però pagarono molto caro il loro contributo: circa 2000 soldati perirono sotto le valanghe. Si stima che i morti, da fucile e da valanga, arrivino alla straordinaria cifra di 4000 Caduti. Nell’indifferenza generale, nel silenzio totale. Ora questa Croce servirà a ricordare chi “è andato avanti”…
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